Le aziende della filiera orafa riunite a VOICE, il primo appuntamento mondiale del settore dopo il lockdown dovuto al Covid 19, hanno evidenziato le priorità per supportare la ripartenza del settore. CNA Orafi Nazionale, di concerto con le altre associazioni di categoria presenti a VOICE ha consegnato al Governo, una visione concreta e puntuale sulle esigenze e le attese del settore con la speranza di orientare le istituzioni verso percorsi virtuosi a vantaggio delle aziende piccole, medie e grandi, che formano il tessuto di uno dei simboli del made in Italy nel mondo. Di questo si è discusso in diretta questa mattina, in un confronto digitale con il Ministro Luigi Di Maio.
Nel settore orafo, i dazi e le barriere non tariffarie (NTB) impediscono la commercializzazione diretta dei manufatti italiani verso aree che rappresentano oltre il 60% del consumo mondiale. Fermo restando quindi la necessità di rilanciare con forza le iniziative a livello UE per politiche commerciali volte alla liberalizzazione regolamentata del commercio mondiale attraverso gli accordi di libero scambio (FTA) il settore ritiene importante che, nell’ambito del “Patto per l’Export”, vengano evidenziate alcune specificità, ovvero:
Il settore dei preziosi è tra i settori più all’avanguardia in materia di economia circolare e nel recupero e nel riutilizzo degli oggetti e dei metalli/materiali usati.
Non solo, da oltre 20 anni nel settore vengono adottate politiche per la tracciabilità dell’origine “no-conflict” dei diamanti con la certificazione dell’origine dei diamanti (c.d. Kimberley Process) e con l’adozione di disciplinari internazionali anche per l’origine dei metalli preziosi.
Dal gennaio 2021 inoltre entrerà in vigore il Regolamento europeo per la “due diligence” per garantire l’origine “conflict free” dell’oro. Il settore ritiene importante che:
l’Italia si adoperi per estendere misure di tracciabilità anche nelle altre aree mondiali concorrenziali (es. Cina e India) e armonizzare a livello europeo le parti disciplinate dai singoli Stati membri (es. sanzioni, soglie, controlli…).
Si sostenga con forza la candidatura dell’Italia come Paese di riferimento a livello UE per l’emissione delle certificazioni “Kimberley Process” per proporre una regolamentazione europea sulla corretta distinzione tra diamanti naturali e artificiali.
Eliminare i blocchi doganali in ingresso in Cina dei prodotti in Corallo Rosso del Mediterraneo (Corallium Rubrum), vero Made in Italy, e che non sono assoggettati a vincoli CITES.
Il mondo orafo gioielliero è oggetto di particolari e doverose attenzioni in termini di controlli e procedure fiscali create a tutela di operatori e consumatori. Talvolta tuttavia queste rischiano di appesantire e ostacolare produzione e diffusione dei beni a causa di norme che si sovrappongono che penalizzano la competizione delle nostre aziende. Le aziende orafe ritengono importante una semplificazione che miri a:
Estendere il regime di Reverse Charge alla filiera di produzione e commercializzazione del gioiello.
Introdurre un nuovo testo di legge di cui all’art.17 co.5 DPR 633/72 al fine di introdurre il regime di inversione contabile a tutti i passaggi commerciali all’interno della filiera industriale, risolvendo così molti problemi interpretativi e ponendo ostacoli alle frodi fiscali.
Emendare le modalità di applicazione dell’art. 128, U.C. DEL T.U.L.P.S.
Il “fermo amministrativo o cautelare” nelle operazioni tra operatori del settore rappresenta un ostacolo alla circolazione dei beni senza che ciò apporti benefici in termini di tracciabilità.
Nello scambio BtoB, l’operatore eredita una operazione di per sé già pienamente tracciata che gode di una ampia documentazione contabile fiscale (documento di trasporto/fattura) in taluni casi, le operazioni di cessione e relativa compravendita tra operatori potrebbero essere oggetto di altre transazioni commerciali tra altri soggetti facenti parte della filiera orafa, sommando, di fatto più volte, il fermo amministrativo o cautelare.
Nel settore orafo, un’eccellenza manifatturiera mondiale, si assisterà nei prossimi anni all’uscita dal mondo del lavoro di alcune migliaia di professionisti tecnici per raggiunti limiti di età. Ad oggi il ricambio generazionale di queste competenze non è garantito con il rischio di depauperare un patrimonio di conoscenze unico. Occorre:
- rilanciare i percorsi formativi professionalizzanti attraverso opportune campagne di informazione e sensibilizzazione (studenti, genitori, docenti).
- rafforzare e finanziare la presenza di progetti di istruzione superiore con particolare riguardo alle produzioni di qualità nei licei artistici, negli istituti tecnici e professionali (ITS).
- incentivare in modo opportuno la c.d. “staffetta generazionale” per la migliore gestione del trasferimento delle conoscenze in azienda.