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Pensioni, come cambiano gli importi dal 2023

In arrivo un adeguamento del 7,3% per contrastare l’inflazione, di cui la prima parte anticipata per gli assegni più bassi. Ma occhio al meccanismo progressivo.

Daniela Egidi Direttrice Patronato Epasa-Itaco
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Partiamo dalla prima buona notizia: a partire dal 2023 gli assegni dei pensionati italiani saranno più alti fino al +7,3% rispetto al 2022, come stabilito dal Ministero dell’Economia e delle finanze per contrastare gli effetti dell’inflazione.

Per effettuare però un calcolo più puntuale di che maggiorazione aspettarsi, ci sono diversi fattori che stanno intervenendo sugli importi in queste stesse settimane, ed è indispensabile avere un quadro completo per ipotizzare un’approssimazione più realistica di quanto spetta.

Proviamo a riassumere di seguito gli elementi più importanti.


L’anticipo della perequazione per le pensioni più basse 

La perequazione è proprio il meccanismo che può portare alla revisione dell’importo della pensione (in rialzo o in ribasso) in base al costo della vita. Viene stimata alla fine di ogni anno e ha effetto sull’anno successivo, nel corso del quale può subire dei riaggiustamenti a seconda del verificarsi o meno delle condizioni economiche globali previste.

Come detto, la perequazione approvata per le pensioni 2023 è del 7,3%. Ma in base a quanto stabilito dal Decreto Aiuti Bis, proprio per sostenere in questo momento delicato il potere d’acquisto dei pensionati con importi più bassi, il 2% viene riconosciuto già a partire da ottobre e novembre 2022 per tutti gli assegni fino a 2.692 euro lordi al mese (pari a circa 35mila euro l'anno). A partire da gennaio, questi assegni saranno maggiorati del solo 5,3% restante. 


Cosa succede da gennaio: occhio al meccanismo progressivo

Le pensioni di importi superiori - che non hanno beneficiato dell’anticipo – saliranno virtualmente del 7,3% a partire da gennaio. Perché virtualmente? Perché per tutti continua a rimanere in vigore il meccanismo delle fasce di applicazione progressiva. E quindi:

  • il 100% della perequazione (7,3%) spetta a chi ha una pensione fino a 4 volte il trattamento minimo Inps
  • il 90% della perequazione (6,5%) spetta a chi ha una pensione tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo
  • il 75% della perequazione (5,4%) spetta a chi ha una pensione sopra le 5 volte il trattamento minimo

Il trattamento minimo Inps 2023 passa da 525,38 euro mensili del 2022 ai 563,73 del 2023, cioè circa 38 euro in più al mese e quasi 500 euro in più all'anno, considerando le tredici mensilità.

Il conguaglio 2022

L’ultima variabile da considerare riguarda il conguaglio del 2022, ossia il “riaggiustamento” che è stato stimato nel corso dell’anno rispetto alla perequazione prevista a fine 2021. In questo caso le pensioni a partire dalla mensilità di novembre hanno già potuto contare su un aumento dello 0,2% (sempre agganciato al meccanismo per fasce), dato che l’indice statistico dell’aumento dei prezzi è passato dall’1,7% stimato all’1,9% definitivo.


A chi si applica la perequazione

La perequazione pensionistica viene applicata a queste categorie di trattamenti:

  • Pensioni dirette e pensioni ai superstiti, anche integrate al trattamento minimo
  • Assicurazioni generali obbligatorie lavoratori autonomi
  • Fondi sostitutivi, esclusivi e esonerativi, fondi integrativi e aggiuntivi
  • Pensioni di inabilità
  • Pensione per sordi e ciechi 

Un quadro completo dei possibili aumenti

Di seguito riportiamo il prospetto con una stima realistica relativa a quanto potrebbero valere gli importi degli assegni nel 2023 in base alle fasce di reddito.

Daniela Egidi
Daniela Egidi Direttrice Patronato Epasa-Itaco

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