40 anni di passione artigiana, per un’impresa capace di scrivere la propria storia dentro la grande storia di un marchio di famiglia, aprendosi oggi alla terza generazione con tanti altri nuovi obiettivi da raggiungere. Per Cinzia Fabris, presidente di CNA Veneto Ovest e imprenditrice di Schio, il 2022 sarà un anno da ricordare proprio in virtù dell’importante traguardo raggiunto dalla sua Co.Cin.Ella, azienda che si occupa di stiro, finissaggio e controllo qualità di capi d’alta moda.
Tanti i grandi brand con cui ha collaborato negli anni – come Dior, Valentino, Bottega Veneta, Diesel e Dolce&Gabbana –, tantissime le professionalità formate da zero, con oltre 160 dipendenti che complessivamente hanno condiviso parte dello stesso percorso. Ma soprattutto un’azienda da sempre interamente al femminile, a sostegno dell’inclusione lavorativa delle donne e promotrice di un welfare ante litteram, dalla parte della flessibilità e dell’equilibrio tra vita familiare e lavorativa in un modello organizzativo d’eccellenza divenuto addirittura caso di studio per la Regione Veneto.
Co.cin.ella nasce ufficialmente il 1° maggio 1982. Una data insolita, di sabato, Festa dei Lavoratori e giorno prefestivo. Ma che proprio per questo incarna bene ciò che per tutta la famiglia Fabris rappresenta la vera vocazione del fare impresa: una missione fatta di sacrificio e impegno, con poche ricorrenze sul calendario e giornate che finiscono spesso quando è più notte che sera. Papà Nerio e mamma Agnese dal 1973 gestiscono il Maglificio Ladystile, che produce conto terzi capi di maglieria per moltissime imprese tessili del distretto locale, e una serie di articoli distribuiti con il proprio marchio. Il lavoro non manca e il fatturato si consolida nel tempo, fino a quando la crisi di alcuni operatori a valle inizia a risalire la filiera generando un calo di lavoro che mette in difficoltà anche l’azienda di famiglia. I coniugi Fabris decidono allora di diversificare l’attività, creando due distinte unità produttive: l’attività di maglieria prosegue nel solco della storia aziendale, e ancora oggi va avanti per mano del figlio Diego; la novità invece è il reparto di confezionamento, ossia la preparazione dei capi alla vendita, affidato a Cinzia e alla sorella Oriella, che in questo modo possono salvare le 8 dipendenti altrimenti in esubero.
«Da allora e fino a oggi – spiega Cinzia Fabris – anche nelle peggiori difficoltà ho sempre messo davanti a tutto la difesa dei posti di lavoro. Un valore che mi hanno trasmesso i miei genitori e che ho fatto mio, a volte a dispetto delle necessità di bilancio o nonostante rapporti personali non sempre perfetti. Ma non ho mai dimenticato che da un’impresa dipendono tutte le persone che la vivono, e per estensione le loro famiglie. Per quanto questo possa avermi tolto qualcosa dal punto di vista del profitto, mi lascia serena con la mia coscienza. Ed è la sola cosa che conta».
Come nome della nuova attività le due sorelle scelgono un simbolo portafortuna, la coccinella, che diventa anche il loro biglietto da visita, ottenuto dalla sincrasi delle parole Confezioni Cinzia e Oriella.
«In realtà – prosegue Fabris – più che una scelta studiata è stata una vera e propria ispirazione. Sul cruscotto del mio storico Maggiolone avevo attaccato la calamita della Total a forma di coccinella, oggi diventato un pezzo cult per i collezionisti e gli appassionati di gadget anni ’70. E proprio nei giorni in cui stavamo raccogliendo le idee per il lancio della nuova attività, posando distrattamente lo sguardo lì vicino al volante, l’ho vista e ho pensato: eccolo qui il nome perfetto. Oggi Oriella purtroppo non c’è più, ma in Co.Cin.Ella siamo ancora insieme, e non solo per il nome. Lei è qui, sempre al mio fianco, a condividere i successi e portarmi tutto il suo sostegno nei momenti di sconforto. Come quando il Covid ha fermato da un giorno all’altro la nostra attività ordinaria durante il primo lockdown, ma il destino ha bussato letteralmente alla mia porta dandomi la possibilità di convertire la lavorazione al confezionamento di mascherine. Un destino che sento di poter chiamare per nome, e che mi accompagna ogni giorno lungo una strada non sempre fatta di rose e viole».
L’attività di Co.Cin.Ella cresce rapidamente, tanto che già nel 1994 l’azienda riesce a trasferirsi nell’attuale sede di via Lago di Costanza 50, un’area di 600 metri quadri organizzata per dare il giusto spazio a tutte le lavorazioni.
«La nuova sede è una delle soddisfazioni più grandi, perché credo sia il segno tangibile di quanto il nostro progetto è cresciuto nel tempo. E tutto questo rimanendo un’attività a tutti gli effetti artigianale, dove la differenza la fanno le capacità e le doti delle nostre operatrici. Che hanno una responsabilità enorme: noi siamo l’ultimo anello prima dell’arrivo dei prodotti in negozio, e tra le loro mani e ai loro occhi passano i capi che poi saranno giudicati direttamente dal cliente finale. Da qui, per dire, parte merce diretta ad Harrods e un difetto non visto è un nostro errore, anche se è il risultato di lavorazioni che non dipendono da noi».
Oggi le attuali 11 dipendenti eseguono manualmente tutte le lavorazioni, con una precisione maniacale e seguendo rigorosissimi standard. I capi vengono controllati uno a uno su tutta la superficie, etichettati a mano seguendo istruzioni al millimetro, stirati e confezionati per prepararli alla spedizione, e tutto con un unico obiettivo: rendere indimenticabile il primo contatto sensoriale tra il cliente e il suo potenziale acquisto.
«Più che il nostro lavoro, rimasto abbastanza tradizionale e per natura poco tecnologico, negli anni è cambiato moltissimo l’approccio con i suoi numeri. Oggi lavoriamo meno sulle grandi quantità, parliamo di pezzature da 800 capi quando sono importanti, contro le 20mila di 20 o 30 anni fa. Questo perché ho voluto fortemente spingere in questa direzione: non è la quantità, ma la qualità di un servizio migliore a dover essere riconosciuta. Non posso dire che questa scelta ripaghi sempre: il nostro lavoro viene visto spesso come minimale e a volte, pur di lavorare, molti nel mio settore cadono nella tentazione di uscire a qualsiasi prezzo. Io invece ho deciso di mantenere l’anima artigianale della mia impresa, sia per senso di responsabilità nei confronti dei clienti che intendono scegliermi, sia per ricordare alle mie dipendenti che sono professioniste e non manovali al servizio del peggior offerente».
40 anni dopo quel primo maggio, inizio di un viaggio intrapreso ad appena 24 anni, per Cinzia Fabris e la sua Co.Cin.Ella è arrivato il momento di guardare alle nuove generazioni. Da tempo l’azienda collabora con l’istituto Chilesotti di Thiene e con il mondo universitario, proprio per la formazione professionale sul campo di nuovi giovani talenti interessati a crescere nel mondo del tessile e della moda. Ma il futuro gioca soprattutto in casa: negli ultimi anni Fabris è stata affiancata infatti dalle figlie Giulia e Erica, che si sono gradualmente ritagliate il proprio ruolo per scrivere una nuova trama nel domani dell’azienda di famiglia.
«Loro sono la vera e propria terza generazione. Hanno scelto liberamente di avvicinarsi a questo mondo e io le ho guidate fino a oggi senza forzarle. Giulia ha creato un proprio marchio e opera come consulente e designer di maglieria tra Schio e Milano, portando nel mercato della moda internazionale tutta la forza dell’artigianalità veneta appresa in azienda. Erica invece è attiva direttamente qui, come prezioso tramite tra la parte operativa e la parte gestionale dell’intera attività. In loro rivedo un po’ la me agli inizi: avrei avuto altre possibilità di affermazione professionale, ma ho scelto con entusiasmo la strada più difficile sapendo che fare impresa è come camminare in montagna. Non sempre trovi prati verdi o sentieri pianeggianti, e a volte dopo quella che ti sembrava già una salita difficile magari arriva una ferrata. Ma piano piano, con tenacia e costanza, arrivi sempre in cima».
40 anni di lavoro, di cui quasi 30 anche di vita associativa. Entrata in CNA nel 1993, Cinzia Fabris ha ricoperto incarichi dirigenziali prima per l’Area dell’Alto Vicentino (di cui è stata presidente tra il 2005 e il 2013), poi per la direzione provinciale di Vicenza (dal 2005 al 2019), ricoprendo il ruolo di presidente territoriale dal 2013. Tra i suoi primati, quello che vanta con maggiore orgoglio: è stata la prima donna al vertice di un'associazione di categoria provinciale in tutto il Veneto.
«A CNA ho dato tanto ma ho anche ricevuto tanto: l’associazione mi ha permesso di crescere professionalmente e culturalmente come imprenditrice, oltre a darmi la possibilità di conoscere persone meravigliose e coltivare relazioni sincere e durature. Ringrazio la mia famiglia, i miei fratelli Diego e Giuliana in particolare, per avermi permesso di vivere questi primi quarant’anni esattamente così. E se tornassi indietro sono certa che farei tutto esattamente allo stesso modo. Ogni tanto, quando mi arrabbio, alle mie figlie dico di stare alla larga da questo lavoro, ma in fondo sanno bene che non devono credermi: questa è la mia vita, e non servono parole per dire quanto io ne sia orgogliosa».